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BILANCIO DELLA REGIONE: NON SI DANNEGGINO I VENETI

“Siamo di fronte ad un bilancio regionale che per tutelare pochi danneggia la grande maggioranza dei cittadini veneti”. Lo dice il Segretario Generale della CGIL Veneto, Christian Ferrari, facendo presenti i tagli che incidono sulla carne viva del tessuto sociale della regione, impoverito dalla crisi. C’è un’altra possibilità, ed è un’addizionale Irpef calibrata a carico della popolazione più ricca che consenta il recupero delle risorse necessarie ad affrontare le criticità.

Questa la sua dichiarazione:

“La manovra di bilancio della Regione Veneto prevede 71 milioni di euro di tagli alla sanità, 10 milioni di euro in meno per politiche sociali, una riduzione di 31 milioni di euro per il diritto alla casa.
Si tratta di scelte – dichiara Christian Ferrari, Segretario generale della Cgil Veneto – che dimostrano l’incapacità della Giunta regionale di farsi carico delle ferite che la crisi più lunga della nostra storia recente ha inciso sul tessuto sociale. I numeri, da questo punto di vista, sono impietosi: 828.000 cittadini veneti sono a rischio povertà ed esclusione sociale, di cui 148.000 bambini e minori, la povertà assoluta è più che raddoppiata negli ultimi 10 anni, 315.000 persone rinunciano alle cure sanitarie”.

“Era sufficiente scorgere – prosegue il Segretario Generale della Cgil del Veneto – dietro l’aridità dei dati il volto di persone in carne ed ossa per convincersi della assoluta necessità di evitare di rendere ancora più precarie condizioni di vita che una Regione ricca come il Veneto non dovrebbe in alcun modo permettere. Siamo infatti di fronte ad una precisa scelta politica e non ad una necessità obbligata. Una scelta politica che mette nel conto di abbandonare a sé stesso chi non è in grado di superare da solo le difficoltà di ogni giorno”.

“Purtroppo – insiste Ferrari – le decisioni sbagliate non si fermano qui e hanno sempre a che fare con tagli in settori che invece meriterebbero maggiori investimenti. Mi riferisco, in particolare, ai 3,5 milioni che mancano per i forestali, e ai 7 milioni in meno per la cultura. Sul primo caso, non si può non ricordare l’assoluta necessità di salvaguardare un territorio fragile come quello veneto, particolarmente colpito da due fenomeni pericolosi per le nostre comunità come la cementificazione e l’inquinamento ambientale. Nella stessa direzione sbagliata va evidentemente il taglio di 4 milioni di euro per la diversificazione delle fonti energetiche, rassegnandosi alla dipendenza di una delle Regioni più inquinate d’Europa dall’energia fossile. Per quanto invece riguarda la cultura, siamo di fronte ad una miopia difficilmente spiegabile, visto che proprio la cultura e il turismo hanno uno straordinario impatto sull’economia regionale e rappresentano un volano per rendere più solida la crescita”.

“Il Consiglio regionale – sottolinea il Segretario Ferrari – si appresta dunque a votare un bilancio che avrà pesanti conseguenze sulla condizione già difficile di centinaia di migliaia di persone, con servizi di peggiore qualità nella migliore delle ipotesi, con servizi fondamentali negati nella peggiore. Ricadute negative colpiranno anche i lavoratori che quei servizi garantiscono, cosa che comprometterà ulteriormente la tenuta del nostro welfare”.

“C’era un’altra possibilità – conclude Christian Ferrari – che non si è voluta percorrere. Bastava chiedere, attraverso un’addizionale irpef calibrata, un piccolo contributo alla parte di popolazione più ricca, per evitare di impoverire ulteriormente la fascia più debole. C’è un’ideologia precisa alla base della rinuncia a questa possibilità, sintetizzabile nello slogan “meno tasse per tutti”, che tradotto in pratica vuol dire: meno tasse per pochi, meno servizi fondamentali per molti. Non c’è un’altra spiegazione, perché la tesi secondo cui chi ha livelli di reddito come quelli che percepisce il Presidente della Regione – per fare un esempio concreto – non reggerebbe un lieve aumento della tassazione regionale è una tesi semplicemente ridicola, soprattutto se si considera con quanto vivono i lavoratori o chi, peggio, un lavoro non lo trova o lo ha perso. Si invoca l’autonomia, ma se gli spazi già praticabili vengono utilizzati in questa maniera, per tutelare i più ricchi a danno di tutti gli altri, l’autonomia diventa solo un alibi per non assumersi la responsabilità di scelte politiche non altrimenti giustificabili davanti all’opinione pubblica. Ci auguriamo che il Consiglio regionale – nell’esercizio delle sue prerogative – intervenga per modificare questa impostazione e queste scelte”.

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